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Il ciclo perverso della violenza. La cultura della violenza concorre fortemente alla produzione e soprattutto alla concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi. Concorre quindi a promuovere le strutture del potere o meglio dei poteri: militare, economico, politico. Questi poteri controllano anche gli organi di informazione ed è soprattutto attraverso questi che si trasmettono i modelli culturali. Il potere militare può essere utilizzato per difendersi, ma anche per imporre la propria supremazia sugli altri. Creare un nuovo ordine, una nuova società con nuove regole. Questo nuovo ordine cercherà poi di imporre la sua pace. Pertanto, l'assenza di guerra non è necessariamente vera pace, se questa è imposta in un clima di forte ingiustizia non può che essere garantita da continui finanziamenti in armi e violenza. Questi impediscono i finanziamenti per alleviare le sofferenze della parte più sofferente della popolazione e quindi determineranno altra morte, disperazione, guerre, flussi migratori.